Belluno e dintorni - spunti di viaggio!

Cinzia
Belluno e dintorni - spunti di viaggio!

Musei

Il Museo Vittorino Cazzetta si trova a Selva di Cadore, in Val Fiorentina, nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio Unesco, ed è incorniciato dali imponenti massicci dei monti Pelmo,Civetta e Marmolada. Dedicato alla memoria di Vittorino Cazzetta, autore dei maggiori ritrovamenti nel territorio e uno fra gli ideatori del Museo stesso, raccoglie i reperti dei tre più importanti siti preistorici delle Dolomiti Venete (Monte Pelmetto, Mondeval de Sora e Mandriz). La sezione Paleontologica ospita una ricca collezione di fossili a partire dalla formazione delle Dolomiti fino alle orme dei dinosauri, con il calco animato della lastra di roccia del Monte Pelmetto, sito della prima pista scoperta in Italia. La sezione archeologica accoglie la sepoltura di Valmo-l'Uomo di Mondeval, l'antico abitante delle Dolomiti, che per 8000 anni è rimasto sepolto nel sito omonimo con il suo ricco corredo funebre. La scoperta delle abitudini di vita dell'uomo mesolitico avviene attraverso un percorso ricco di emozioni che si conclude nella sala dell'inumato con lo scheletro originale. La sezione protostorica contiene numerosi reperti del periodo tardo-neolitico ed eneolitico provenienti dal sito di Mandriz, a Selva di Cadore. L'allestimento prosegue con un passaggio attraverso la storia, dall'Età del Ferro ai Romani e si conclude con una pregevole raccolta di documenti storici. Questo museo organizza visite guidate, archeologia sperimentale, archeologia imitativa, mostre temporanee.
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Museo Vittorino Cazzetta
51 Via IV Novembre
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Il Museo Vittorino Cazzetta si trova a Selva di Cadore, in Val Fiorentina, nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio Unesco, ed è incorniciato dali imponenti massicci dei monti Pelmo,Civetta e Marmolada. Dedicato alla memoria di Vittorino Cazzetta, autore dei maggiori ritrovamenti nel territorio e uno fra gli ideatori del Museo stesso, raccoglie i reperti dei tre più importanti siti preistorici delle Dolomiti Venete (Monte Pelmetto, Mondeval de Sora e Mandriz). La sezione Paleontologica ospita una ricca collezione di fossili a partire dalla formazione delle Dolomiti fino alle orme dei dinosauri, con il calco animato della lastra di roccia del Monte Pelmetto, sito della prima pista scoperta in Italia. La sezione archeologica accoglie la sepoltura di Valmo-l'Uomo di Mondeval, l'antico abitante delle Dolomiti, che per 8000 anni è rimasto sepolto nel sito omonimo con il suo ricco corredo funebre. La scoperta delle abitudini di vita dell'uomo mesolitico avviene attraverso un percorso ricco di emozioni che si conclude nella sala dell'inumato con lo scheletro originale. La sezione protostorica contiene numerosi reperti del periodo tardo-neolitico ed eneolitico provenienti dal sito di Mandriz, a Selva di Cadore. L'allestimento prosegue con un passaggio attraverso la storia, dall'Età del Ferro ai Romani e si conclude con una pregevole raccolta di documenti storici. Questo museo organizza visite guidate, archeologia sperimentale, archeologia imitativa, mostre temporanee.
Il Castello di Andraz (Ciastel de Andrac in ladino, Schloss Buchenstein in tedesco) sorge su un grande masso erratico trasportato a valle durante l'ultima glaciazione, in posizione dominante sulla vallata. Fu costruito in un luogo strategico per il controllo delle vie di comunicazione che attraversavano l'area dolomitica, in particolare la strada che dalla cittadina di Agordo raggiungeva la Val Pusteria. Presumibilmente, il sottostante Ru de Ciastel (Rio Castello) costituiva, nello stesso periodo, il confine tra il Patriarcato di Aquileia e la Contea della Pusteria. I primi cenni storici sono successivi all'anno 1000, quando il Principe-Vescovo di Bressanone divenne signore della valle di "Buchenstein". Il castello rimase proprietà di vassalli alle dipendenze del Vescovo fino al 1416, anno in cui il vescovado se ne impossessò completamente. Da allora sino alla secolarizzazione del 1803, il castello fu usato come sede di piccole guarnigioni militari poste sotto il comando di un capitano. Il castello fu utilizzato soprattutto per garantire gli interessi economici del Vescovo nei confronti della Repubblica di Venezia, interessata allo sfruttamento dei boschi e delle miniere. Nell'Alto Cordevole era infatti situato l'importante giacimento di ferro acciaioso del "Fursil", nei pressi di Colle Santa Lucia. La miniera, in seguito ad una donazione papale ed imperiale del 1177, entrò a far parte dei possedimenti del convento di Novacella e passò in seguito al vescovo di Bressanone. Nicolò Cusano fu senz'altro l'ospite più illustre di Andraz: in qualità di Vescovo di Bressanone prescelse la rocca a garanzia della propria incolumità contro il duca Sigismondo per lunghi periodi di soggiorno tra il 1457 e il 1460. Il castello possiede una struttura straordinaria concepita nel XIV secolo in funzione dello sperone roccioso su cui giace.Lo schema distributivo interno è caratterizzato da piani sovrapposti che sfruttano l'inclinazione e la forma del masso, collegati da una sola scalinata centrale. L'unico accesso alla rocca era garantito da una scala che poteva essere isolata attraverso un levatoio.I rifornimenti avvenivano invece con l'uso di un argano. La cinta muraria merlata posta alla base del castello serviva ad impedire l'avvicinamento del nemico e permetteva di fruire di uno spazio interno protetto. Il castello subì numerosi interventi di restauro e ristrutturazione, il più importante dei quali nel 1484-1485 ad opera dei Maestri Comacini Jacomo, Antonio e Pedro. Dopo le guerre napoleoniche il castello non possedeva più alcuna rilevanza strategica sia per le mutate condizioni politiche e militari, sia per l'esaurimento dell'attività estrattiva conclusasi del 1755. Il castello andò così in rovina; nel corso del 1851 venne poi spogliato del tetto, degli arredi e delle suppellettili. Durante il conflitto del 1915-18 fu bombardato dalle postazioni austriache del sovrastante Col di Lana. La sacralità del luogo, la concorrenza di più culture, la bellezza del paesaggio e la straordinaria conservazione dell'ambiente naturale ne fanno uno dei simboli di maggior fascino dell'area alpina orientale: una sintesi di ciò che ha portato al riconoscimento delle Dolomiti quale "Patrimonio dell'Umanità" da parte dell'UNESCO nel 2009. Ti suggerisco di visitare inoltre i seguenti musei legati ad Andraz: Museo Etnografico di Livinallongo Museum Ladin "Ciastel de Tor" a San Martino in Val Badia Museum Ladin "Ursus Iadinicus" a San Cassiano in Val Badia Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan e le miniere del Fursil a Colle Santa Lucia Museo Archeologico e Paleontologico "Vittorino Cazzetta" di Selva di Cadore. Alcuni di questi sono raggiungibili anche con passeggiate su itinerari storici di varia lunghezza che fanno capo al castello.
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Castello di Andraz
7 Località Castello
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Il Castello di Andraz (Ciastel de Andrac in ladino, Schloss Buchenstein in tedesco) sorge su un grande masso erratico trasportato a valle durante l'ultima glaciazione, in posizione dominante sulla vallata. Fu costruito in un luogo strategico per il controllo delle vie di comunicazione che attraversavano l'area dolomitica, in particolare la strada che dalla cittadina di Agordo raggiungeva la Val Pusteria. Presumibilmente, il sottostante Ru de Ciastel (Rio Castello) costituiva, nello stesso periodo, il confine tra il Patriarcato di Aquileia e la Contea della Pusteria. I primi cenni storici sono successivi all'anno 1000, quando il Principe-Vescovo di Bressanone divenne signore della valle di "Buchenstein". Il castello rimase proprietà di vassalli alle dipendenze del Vescovo fino al 1416, anno in cui il vescovado se ne impossessò completamente. Da allora sino alla secolarizzazione del 1803, il castello fu usato come sede di piccole guarnigioni militari poste sotto il comando di un capitano. Il castello fu utilizzato soprattutto per garantire gli interessi economici del Vescovo nei confronti della Repubblica di Venezia, interessata allo sfruttamento dei boschi e delle miniere. Nell'Alto Cordevole era infatti situato l'importante giacimento di ferro acciaioso del "Fursil", nei pressi di Colle Santa Lucia. La miniera, in seguito ad una donazione papale ed imperiale del 1177, entrò a far parte dei possedimenti del convento di Novacella e passò in seguito al vescovo di Bressanone. Nicolò Cusano fu senz'altro l'ospite più illustre di Andraz: in qualità di Vescovo di Bressanone prescelse la rocca a garanzia della propria incolumità contro il duca Sigismondo per lunghi periodi di soggiorno tra il 1457 e il 1460. Il castello possiede una struttura straordinaria concepita nel XIV secolo in funzione dello sperone roccioso su cui giace.Lo schema distributivo interno è caratterizzato da piani sovrapposti che sfruttano l'inclinazione e la forma del masso, collegati da una sola scalinata centrale. L'unico accesso alla rocca era garantito da una scala che poteva essere isolata attraverso un levatoio.I rifornimenti avvenivano invece con l'uso di un argano. La cinta muraria merlata posta alla base del castello serviva ad impedire l'avvicinamento del nemico e permetteva di fruire di uno spazio interno protetto. Il castello subì numerosi interventi di restauro e ristrutturazione, il più importante dei quali nel 1484-1485 ad opera dei Maestri Comacini Jacomo, Antonio e Pedro. Dopo le guerre napoleoniche il castello non possedeva più alcuna rilevanza strategica sia per le mutate condizioni politiche e militari, sia per l'esaurimento dell'attività estrattiva conclusasi del 1755. Il castello andò così in rovina; nel corso del 1851 venne poi spogliato del tetto, degli arredi e delle suppellettili. Durante il conflitto del 1915-18 fu bombardato dalle postazioni austriache del sovrastante Col di Lana. La sacralità del luogo, la concorrenza di più culture, la bellezza del paesaggio e la straordinaria conservazione dell'ambiente naturale ne fanno uno dei simboli di maggior fascino dell'area alpina orientale: una sintesi di ciò che ha portato al riconoscimento delle Dolomiti quale "Patrimonio dell'Umanità" da parte dell'UNESCO nel 2009. Ti suggerisco di visitare inoltre i seguenti musei legati ad Andraz: Museo Etnografico di Livinallongo Museum Ladin "Ciastel de Tor" a San Martino in Val Badia Museum Ladin "Ursus Iadinicus" a San Cassiano in Val Badia Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan e le miniere del Fursil a Colle Santa Lucia Museo Archeologico e Paleontologico "Vittorino Cazzetta" di Selva di Cadore. Alcuni di questi sono raggiungibili anche con passeggiate su itinerari storici di varia lunghezza che fanno capo al castello.
A Colle Santa Lucia, sorge la casa Cizzali-Bonfadini (Cesa de Jan), risalente al 1612 ed usata come sede amministrativa delle miniere del Fursil, sito minerario al centro dell'economia dell'area per circa sei secoli, fra il XII e il XVIII secolo. All'interno di questo edificio monumentale, di grande pregio architettonico, ha sede l' Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan. Istituito nel 2004, si occupa di promuovere, valorizzare e tutelare la cultura e la lingua ladina dei Comuni di Livinallondo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo. All'interno dell' istitut è possibile effettuare un piccolo percorso alla scoperta della storia, la cultura e le tradizioni delle genti che vivono in questi territori appartenenti alla Ladinia Brissino-tirolese, nonchèscoprire la storia delle Miniere del Fursil e le vicende riguardanti il prezioso minerale da esse estratto.
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Istituto di Cultura Ladin - Cesa de Jan
54 Via Villagrande
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A Colle Santa Lucia, sorge la casa Cizzali-Bonfadini (Cesa de Jan), risalente al 1612 ed usata come sede amministrativa delle miniere del Fursil, sito minerario al centro dell'economia dell'area per circa sei secoli, fra il XII e il XVIII secolo. All'interno di questo edificio monumentale, di grande pregio architettonico, ha sede l' Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan. Istituito nel 2004, si occupa di promuovere, valorizzare e tutelare la cultura e la lingua ladina dei Comuni di Livinallondo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo. All'interno dell' istitut è possibile effettuare un piccolo percorso alla scoperta della storia, la cultura e le tradizioni delle genti che vivono in questi territori appartenenti alla Ladinia Brissino-tirolese, nonchèscoprire la storia delle Miniere del Fursil e le vicende riguardanti il prezioso minerale da esse estratto.

Visite turistiche

Questo comune, insieme a Rivamonte e Voltago Agordino sono la zona denominata "El Pòi", che comprende anche le località Frassenè e Tiser. Sorgono ai piedi del monte Armaruolo detto "Marol".
Gosaldo
Questo comune, insieme a Rivamonte e Voltago Agordino sono la zona denominata "El Pòi", che comprende anche le località Frassenè e Tiser. Sorgono ai piedi del monte Armaruolo detto "Marol".
Il territorio Agordino è il "Cuore delle Dolomiti". Offre un paesaggio variegato e valli molto diverse fra loro. A sud la Conca, definita da Antonio Stoppani nel 1883 come "la cerchia dentata di una sterminata corona di re" formate dagli imponenti picchi montuosi dell'Agner, i Monti del Sole, Tamer, la Moiazza, il San Sebastiano e le Pale di San Lucano. Salendo verso nord la valle del Biois "la Valle con i Santi alle finestre" ricca di storia e luoghi di devozione racchiusi in valli antiche e alpeggi rigogliosi. In mezzo alle Pale di San Martino, il Focobon e le Cime d'Auta i numerosi paesi sono senz'altro da visitare. Se invece si continua seguendo il Cordevole si arriva in Alto Agordino, con il Maestoso Civetta con le sue pallide creste, paradiso per sportivi o meno e il lago di Alleghe.Continuando a salire dalla val Fiorentina a Livinallongo del Col di lana si scoprono paesi alpini che sembrano appesi e creano suggestioni. Molto legati alla storia locale e alle tradizioni sono testimonianza che l'uomo si è spinto già nel neolitico in queste zone di confine, o meglio di cerniera e collegamento. Ed infine sua maestà la Marmolada che oltre al valore naturalistico racchiude le testimonianze della Grande Guerra. Per informazioni www.openalpmaps.it
Agordo
Il territorio Agordino è il "Cuore delle Dolomiti". Offre un paesaggio variegato e valli molto diverse fra loro. A sud la Conca, definita da Antonio Stoppani nel 1883 come "la cerchia dentata di una sterminata corona di re" formate dagli imponenti picchi montuosi dell'Agner, i Monti del Sole, Tamer, la Moiazza, il San Sebastiano e le Pale di San Lucano. Salendo verso nord la valle del Biois "la Valle con i Santi alle finestre" ricca di storia e luoghi di devozione racchiusi in valli antiche e alpeggi rigogliosi. In mezzo alle Pale di San Martino, il Focobon e le Cime d'Auta i numerosi paesi sono senz'altro da visitare. Se invece si continua seguendo il Cordevole si arriva in Alto Agordino, con il Maestoso Civetta con le sue pallide creste, paradiso per sportivi o meno e il lago di Alleghe.Continuando a salire dalla val Fiorentina a Livinallongo del Col di lana si scoprono paesi alpini che sembrano appesi e creano suggestioni. Molto legati alla storia locale e alle tradizioni sono testimonianza che l'uomo si è spinto già nel neolitico in queste zone di confine, o meglio di cerniera e collegamento. Ed infine sua maestà la Marmolada che oltre al valore naturalistico racchiude le testimonianze della Grande Guerra. Per informazioni www.openalpmaps.it
Il Centro Astronomico con il più grande planetario e con la più ampia dotazione di telescopi per l'osservazione pubblica d' Italia! L'apertura del Centro Astronomico avviene in qualsiasi condizione meteo. La struttura può anche essere prenotata da gruppi organizzati in altri giorni. La visita dura circa due ore e comprende nella prima parte la conferenza programmata per quella sera e lo spettacolo del planetario, e nella seconda l'osservazione del cielo a occhio nudo e con i telescopi del Centro. Fra gli oggetti più interessanti e spettacolari da vedere ci sono le stelle cadenti, i pianeti Marte, Giove e Saturno, la Luna, gli ammassi stellari, le nebulose e le galassie, le stelle doppie e le stelle colorate. In caso di maltempo la visita avviene al planetario, che riproduce fedelmente l'aspetto del cielo stellato e dove vengono mostrate immagini degli stessi oggetti celesti ripresi con gli strumenti con i quali dovevano essere osservati e filmati a tutta cupola. Per informazioni Tel. 347 5438082 - 370 1500747 rheticus@tiscali.it www.rheticus.it
Centro astronomico "Giuliano Vanin"
1 Via Arson
Il Centro Astronomico con il più grande planetario e con la più ampia dotazione di telescopi per l'osservazione pubblica d' Italia! L'apertura del Centro Astronomico avviene in qualsiasi condizione meteo. La struttura può anche essere prenotata da gruppi organizzati in altri giorni. La visita dura circa due ore e comprende nella prima parte la conferenza programmata per quella sera e lo spettacolo del planetario, e nella seconda l'osservazione del cielo a occhio nudo e con i telescopi del Centro. Fra gli oggetti più interessanti e spettacolari da vedere ci sono le stelle cadenti, i pianeti Marte, Giove e Saturno, la Luna, gli ammassi stellari, le nebulose e le galassie, le stelle doppie e le stelle colorate. In caso di maltempo la visita avviene al planetario, che riproduce fedelmente l'aspetto del cielo stellato e dove vengono mostrate immagini degli stessi oggetti celesti ripresi con gli strumenti con i quali dovevano essere osservati e filmati a tutta cupola. Per informazioni Tel. 347 5438082 - 370 1500747 rheticus@tiscali.it www.rheticus.it